icerbox McGrath follia by Unknown

autore:Unknown
Format: epub

L’altro psichiatra

Ricordo Otto Spiegel come un uomo allampanato, irrequieto, un uomo chiaramente a disagio nel proprio corpo, che armeggiava costantemente con gli occhiali e si spazzava granelli di polvere immaginaria dagli abiti. Per tutto il tempo che lo frequentai indossò lo stesso completo, un affare grigio e frusto con i polsini lisi e pantaloni cascanti che sbattevano sulle sue gambe come vele flosce. Non era uno psichiatra particolarmente dotato; freudiano ortodosso, era profondamente refrattario, quasi patologicamente a mio parere, alle nuove idee. Lavorava da oltre un decennio a uno scritto sul timore nevrotico dei fluidi nelle donne; una volta apparso, se mai fosse apparso, e nutrivo seri dubbi in proposito, sarebbe già stato superato, ovviamente; Otto Spiegel però non se ne rendeva conto. Si vedeva, credo, come una persona impegnata nella scrupolosa elaborazione di un’opera fondamentale. Imprese simili non possono essere compiute di fretta.

Lavoravamo entrambi in una clinica psichiatrica privata nell’interno dello stato di New York, Green Briars. L’edificio era stato costruito da un banchiere verso la fine del diciannovesimo secolo, un classico esempio della moda architettonica di quel periodo. Un’imponente facciata in pietra grigia, con il tetto a due ripidi spioventi di tegole d’ardesia, torri, cortili, bifore e doccioni con gargolle, si sviluppava disordinatamente su un vasto rialzo di terra in mezzo a colline dal profilo ondulato e fitti boschi; e riscaldare quella struttura era un incubo. Per fortuna non mancavano i pazienti, che provenivano tutti da facoltose famiglie di Manhattan, e la clinica poté così non solo sopravvivere, ma prosperare.

Il direttore sanitario era un uomo schietto e affabile di nome Bill Franklin, che si comportava come un gentiluomo di campagna; si occupava dei suoi inquilini con una sorta di benevola noncuranza, e se ne andava a pescare non appena possibile. La benevola noncuranza costituiva anzi la pietra angolare della sua visione psichiatrica; un’atmosfera rilassata, credeva, un ambiente gradevole, rurale, aria fresca, buon cibo, e una routine consolidata – tali condizioni facevano già di per sé molto per placare un animo inquieto, e Bill era pago di limitarsi a questo. Messo alle strette, nobilitava tale regime da country club con l’espressione “terapia del milieu”. Per un uomo come Otto Spiegel, con un saggio fondamentale da scrivere, Green Briars era il rifugio perfetto. Anzi, dal momento che quell’uomo era così chiaramente inadeguato tanto per mentalità che per carattere, soltanto in un posto come Green Briars sarebbe potuto sopravvivere. Quando arrivai era lì da una dozzina d’anni, quasi quanto lo stesso Bill Franklin. Era un’istituzione.

Ricordo perfettamente il nostro primo incontro nella sala di ritrovo del personale medico. Bill Franklin mi aveva accompagnato nella visita della struttura, e mi aveva presentato a parecchi pazienti e dipendenti. Non essendo un gran pescatore, feci del mio meglio per rispondere in modo intelligente alla sua conversazione che, in netto contrasto con il tono piatto e professionale che adottava nel descrivere quadri clinici, metodi terapeutici e simili, diventava quanto mai animata sul tema della pesca con la mosca. Ad ogni modo, mi condusse nella sala di

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